Il cinema non mi interessa granchĆ©. Continuo a ripeterlo e nessuno mi crede. Ma ĆØ vero, non mi interessa! Mi interessa farlo, invece. Vedi, ĆØ una cosa terribilmente arrogante da dire, ma non mi interessano gli altri registi - o il mezzo in sĆ©. Per me ĆØ il mezzo artistico meno interessante di tutti. A parte il balletto. A me piace solo fare film. Questa ĆØ la veritĆ !
ORSON WELLES
Orson Welles ĆØ considerato da sempre uno dei piĆ¹ grandi registi di tutti i tempi, e in particolare il piĆ¹ dotato nella lunga serie di dotatissimi anticonformisti hollywoodiani che inizia con D.W. Griffith, o forse con Erich von Stroheim. Oggi, a piĆ¹ di settantanni dalla sua uscita nel 1941, Quarto potere campeggia ancora in tutte le top ten del cinema. EƬ stato per cinquant’anni consecutivi il film piĆ¹ votato dai critici di «Sight & Sound», la rivista del British Film Institute. Solo nel 2012 ha dovuto cedere il passo a La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock: un film che Welles aborriva.
Ma nella nostra cultura, cosƬ ossessionata da premi e punteggi, sappiamo benissimo che le classifiche non hanno nessun valore. Per giudicare la statura di Orson Welles c’ĆØ una via molto piĆ¹ semplice e infinitamente piĆ¹ piacevole: guardare i suoi film, cominciando proprio da Quarto potere. La pellicola si apre con la fosca, minacciosa immagine dell’imponente cancello di Xanadu [CandalĆ¹], sormontato da una gigantesca K, con le rovine transilvane della reggia di Kane che incombono sullo sfondo. Lo spettatore ne ĆØ subito catturato, ma al tempo stesso si rende conto che c’ĆØ dell’altro: il dramma sconfina nel melodramma, e mina le proprie fondamenta con l’ironia e il camp.
Welles aveva il genio delle trovate spettacolari: era un maestro dello shock and awe, piĆ¹ tardi consacrato a finalitĆ molto meno nobili. Ma fu anche un abile miniaturista dal tocco lieve e sagace, capace di lavorare su tele piccole con altrettanta facilitĆ . Soprattutto, Quarto potere ĆØ attraversato da un’energia vibrante grazie alla straordinaria padronanza del tempo, dello spazio e della luce, e al raffinato gioco tra la veemenza sanguigna del suo immaginario e la meticolosa eleganza scenografica e registica contraddistinta da pan-focus, angoli di ripresa non convenzionali, sorprendenti dissolvenze, ingegnose transizioni. Da allora il cinema non ĆØ mai piĆ¹ stato lo stesso. «Tutti gli dovremo sempre tutto»: Jean-Luc Godard ha descritto cosƬ l’influsso di Orson Welles.
Welles non fu soltanto regista ma anche produttore, grande attore e sceneggiatore, prolifico autore di saggistica, narrativa, teatro, nonchĆ© editorialista: spesso, da vero funambolo delle arti, si dedicĆ² contemporaneamente a piĆ¹ attivitĆ . Ć difficile trovare aggettivi che possano descriverlo. La somma delle sue incredibili doti non lo esaurisce, e la sua produzione piĆ¹ straordinaria fu proprio lui stesso: uno spettacolare e carismatico personaggio dalla circonferenza equatoriale, negli ultimi anni adorno di una barba biblica che fece di lui il candidato ideale per divinitĆ e guru d’ogni genere: dal padre di Superman (anche se la parte andĆ² a MarĆ²on Brando) fino a Dio.
edizione originale 2013 - in copertina 2023
A partire dal 1978, quasi tutte le settimane, Orson Welles e Henry Jaglom pranzarono insieme al Ma Maison, il ristorante preferito di Welles e uno dei piĆ¹ in voga di Hollywood. Questo libro raccoglie le loro conversazioni, sulla base dei nastri di un registratore che Jaglom teneva nascosto nella sua borsa.